Quando qualcosa di nuovo arriva nella nostra vita, la terra su cui prima giaceva l’abitudine e la tranquillità comincia a tremare.
Il cambiamento non è ben accettato dall’essere umano perché mette in dubbio quel che crediamo certo, ma la sicurezza entro cui siamo abituati a vivere non è che un’illusione effimera.
Ci leghiamo alle certezze esteriori per paura che queste ci abbandonino: la paura genera tutta una serie di attaccamenti alle cose, alle circostanze, alle persone che ci portano a temere le metamorfosi.
Tutto ciò porta a un altro problema: ci tiene lontani dalla conoscenza della natura intrinseca della vita.
L’immagine a cui la vita più si avvicina è quella di una cascata nel pieno della sua forza o di una sorgente di montagna che sgorga dalle più incontaminate altezze.
Caratteristica principale di una fonte d’acqua è il movimento, la dinamicità. Quel che è dinamico, mutevole e inquieto è vivo. Quel che è statico, fermo, immutabile è morto, o in procinto di fossilizzarsi.
Temere il cambiamento, adagiarsi nell’illusione delle mere sicurezze esteriori, significa morire un po’ ogni giorno. Così si rischia di scollegarsi dalla fonte originaria di vita e perdere vitalità e gioia di vivere.
Non è mai troppo tardi per riconnettersi alla fonte da cui proveniamo, e, a partire da essa, portare nel mondo quel che di divino esiste.
Lorena