Siamo esseri umani con un destino, una strada di vita non conosciuta che, passo dopo passo, cerchiamo di scoprire.
Quando veniamo al mondo piangiamo: il pianto, su questa parte di piano, è segno di vita per il nascituro. Il primo respiro è fatto e lo spirito entra nel corpo pronto alla nuova esperienza terrena.
Quando moriamo, invece, tutto tace; non si sente alcun suono se non il pianto delle persone intorno a noi. Per quanto riguarda il corpo privo di vita, esso è in pace: nessuna smorfia di dolore o sofferenza sfiora più quel volto.
Perché la venuta al mondo di un’anima in incarnazione è accolta dal suo stesso pianto, invece la dipartita è accompagnata dal suo muto e pacifico silenzio?
Nel mondo delle anime, la nascita di una nuova vita sulla terra è sinonimo di morte per l’anima, per questo alla nascita i bambini piangono disperati. Viceversa, la morte sulla terra è sinonimo di liberazione per l’anima, quindi questa lascia sul corpo del defunto un’espressione di pace: la missione è stata compiuta e lei è libera di tornare sui suoi piani.
Il periodo che precede la dipartita è uno dei momenti più delicati e importanti della vita di una persona. Purtroppo, nella società occidentale in cui ci troviamo, in questo punto d’incontro tra spazio e tempo, la materia è così pesante da prendere la maggior parte dello spazio vitale e mentale di una persona.
Poco sappiamo della morte e di come prepararci a essa.
La nostra religione ufficiale, la cristiano-cattolica, non si esprime molto a riguardo, né tantomeno la scienza. La visione materialistica afferma che dopo la morte del corpo non vi sia nulla, se non la decomposizione del corpo stesso.
La visione religiosa della morte non aiuta. Essa sostiene, come ben sappiamo, che, in base alla media degli atti compiuti in vita, andremo in paradiso o all’inferno; il tutto accade senza ben specificare dove questi posti si trovino e quale parte di noi vi avrà accesso.
Molti dubbi e questioni gravitano intorno a questo soggetto e le persone sono sempre più confuse a riguardo.
Il tema della morte, così come quello della sessualità e del denaro, sono argomenti tabù ancora oggi, eppure il 90% dei problemi dell’essere umano ruotano intorno a questi tre temi.
La cultura ordinaria non basta più a soddisfare la sete di conoscenza riguardo questioni più profonde rispetto alla vita superficiale. La vecchia epoca è agli sgoccioli, sta terminando il suo lungo ciclo e un nuovo periodo sta cominciando. Quest’ultimo porta con sé lo sgretolamento dei vecchi modi di essere e di pensare e la distruzione di ogni identificazione,
Inoltre, il risveglio della coscienza è condizione necessaria all’avvento della Nuova Era, e con esso l’attuarsi dell’individuazione umana: gli essere umani pronti al risveglio saranno sempre più in contatto con la loro parte più autentica. Ciò comporterà l’incapacità di tali individui di accettare compromessi.
Ad un individuo integro e cosciente in se stesso non basterà più la comune visione del mondo e delle cose, così come la collettiva concezione della morte.
A tal proposito va preparata una nuova cultura, vanno preparati individui per affrontare i periodi di crisi che arriveranno: servono guerrieri pronti a vedere al di là dei limiti ordinari.
Lorena
Credo che l’Autrice di questo articolo (che reputo interessante) abbia le conoscenze e le competenze per “preparare una nuova cultura e formare individui che possano affrontare i periodi di crisi che arriveranno”. Concordo pienamente con quanto esposto e sulla necessità di individuare guerrieri disponibili per questa nobile causa. Complimenti Lorena!