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DIALOGO TRA SÉ E SE STESSI

D: È la prima volta che ti parlo e mi apro a te.

Non ti conosco personalmente, ma sento che tu sai, perché Sei.

Sei al di là di quel che si può percepire razionalmente, perché comprendi il Tutto e ne fai parte, come me, ma ancora non ne sono consapevole.

Oggi voglio parlarti del dolore che rende caotica la mia mente e agitato il mio cuore.

Esso batte forte, non perché sia innamorato, ma sta urlando un altro ritmo alla mente che lo vuole ingabbiare nei suoi schemi tristi e ripetitivi.

La mente si fa confusa in questo turbine di energie, veloce e caotica e io mi trovo in mezzo a questa tempesta inerme, senza un’àncora, senza un punto fermo.

Il centro di gravità permanente non viene regalato da nessuno, è qualcosa che va costruito con errori, prese di coscienza e sforzi.

Io sto lavorando per far sì che tu diventi il mio punto fermo in mezzo a questo turbinìo di eventi che rendono il mio animo inquieto e la mia mente insicura.

Ora, ti prego, indicami dove devo guardare quando tutto si fa oscuro e fatico a scorgerti tra la tempesta.

Dimmi quale forma deve prendere questo dolore, e io gliela darò.

 

R:  Mia amata manifestazione terrena, chi ti dice che non sia proprio io a mandarti tale oscurità di cui mi parli?

È attraversando le tenebre che diventi consapevole della mia luce, perché le temi? Io e te siamo una cosa sola, solo che per comprenderci ci parliamo come se fossimo due entità separate, viviamo in due piani di esistenza diversi.

Io, il tuo se superiore, dimoro nei piani animici più puri; tu vivi nella manifestazione duale, dove gli effetti del tuo essere costantemente separata da me accadono accidentalmente.

La dualità è quella parte di piano fatta di opposti, creati per generare la consapevolezza.

Quindi è solo dall’oscurità più buia che potrai vedere la mia (tua) luce più bella.

Ma chi sono io se non la parte di te più elevata, non contaminata dagli effetti della manifestazione duale, ma causa di tutto?

Mi parli del tuo dolore, della forma che vuoi dargli. Ti dico di ascoltare quel dolore e trasformalo in qualcosa di superiore e creativo.

Scrivilo, cantalo, dipingilo, sognalo, ma non trattenerlo dentro, trascurandolo. Il dolore arriva per raccontarti una parte di te che ancora non conosci e soltanto quando rivolgerai l’orecchio a esso, lui ti sussurrerà la nuova forma che prenderà dentro di te.

Questo processo ti porterà a un’espansione interiore, sarai più grande, dentro e, di riflesso, anche fuori. Il tuo vecchio modo di vivere ti andrà troppo stretto.

Come un abito di due taglie più piccole della tua, ti spoglierai di quel che è superato e assumerai nuova forma nell’esistenza.

Il dolore viene a insegnarti un’importante lezione di vita: ti stai costringendo in una forma di vita non più adatta a te. Lasciati andare e fai il primo passo nel processo di transizione che ti porterà alla tua nuova esistenza più amplia.

Il cuore batte forte, mi dici. La tua mente, come ben racconti, vuole dare al tuo cuore un ritmo diverso alla vita, rispetto al suo andamento naturale. Ma ti faccio una domanda: non ti stai costringendo su una strada che non è la tua?

Ecco che quando la via non è quella giusta, il cuore rimbomba come un tuono per esprimere il suo disappunto e ricordarti che quella strada non è in sintonia con il tuo essere.

Io sono la causa e l’origine di tutto. Ogni cosa definita male o dolore non è che un mio messaggio per ricordarti il destino superiore della tua vita.

Se il tuo fine fosse stata la mera sopravvivenza, non saresti in possesso della sensibilità che ti caratterizza e non saresti vulnerabile ai dolori di cui chiedi chiarezza: la tua sorte è superiore.

Rendi onore a questo destino!

 

 

2 commenti

  1. Francesco
    Francesco 10 Gennaio 2025

    Illuminante. Grazie Lorena!

    • Lorena Di Martino
      Lorena Di Martino 13 Gennaio 2025

      Grazie a te 🙂

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