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ODE ALL’IGNOTO

Quando tocchi da vicino il velo della morte, tutto assume un significato più profondo.

L’angoscia assale l’animo e questo assume la profondità dell’ignoto. La soglia dello sconosciuto è varcata, l’oscurità rivela l’impermanenza della superficie.

Lì dove le luci artificiali brillano e i suoni si fanno assordanti, si occulta la vera ragione del vivere.
La realizzazione dell’artifizio non è che l’inizio alla profondità e occorre scoprire gli innumerevoli artefatti per aver un giorno accesso all’insondabile.

Maschere e omologazione sono parte del gioco della manifestazione, dell’attività ludica della materia. Il segreto è imparare a giocare senza identificazione.

Gli strumenti che la materia offre sono i più svariati ed è necessario conoscerli per usarli al momento giusto.

Vaghiamo tanto nel mondo esteriore, con i suoi scopi e obiettivi, ma la profondità è altrove ed essa dona significato a quel che il sole non può ancora illuminare.

L’oscurità fa il lavoro sporco della luce: scoprire gli abissi e svestirne i demoni offre più spazio alla luce per illuminare.

Non vi è conoscenza senza esperienza; non vi è esperienza sensa azione nella materia.

La materia è l’aiutante dello spirito, così come la morte lo è per la vita e l’oscurità per la luce.

Quando la morte ti sfiora lievemente col suo tocco soave, la vita si fa più profonda e le cose realmente importanti emergono.

Lorena

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